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The Panther's Room

by SHE QUAN

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Minute Man 05:18

about

Gli She Quan ci aprono le porte della “stanza della pantera” con il disco “The Panther’s Room” che nasce dalla poesia ma procedere su un suo binario narrativo
La musica permette di creare mondi e distruggerli per poi crearne ancora di nuovi, instancabilmente. La musica strumentale, utilizzando esclusivamente il linguaggio della musica stessa, fatto di parole a forma di suoni e di frasi che assumono tonalità e colori sempre diversi in base alla grammatica delle emozioni, riesce a rendere ancora più tangibile questo processo di creazione e di distruzione e di ciclico cambiamento del panorama che ci circonda, perché non segue il racconto delle parole ma quello più ampio e libero delle note.
Certo è che entrando in “The Panther’s Room”, recente fatica discografica degli She Quan, ci si trova in una stanza gialla come la copertina ma anche come la suspence, la tensione continua creata dagli strumenti, che si muovono con passo felpato e sguardo furtivo dentro questa “stanza della pantera”. Appunto al libro di poesie “La stanza della pantera” si fa riferimento, benché qui il titolo sia trasposto in lingua inglese, ma il collegamento con le poesie non impedisce al disco di procedere ugualmente su di un suo binario narrativo.
La pantera magari vaga di notte rubando istanti preziosi e sogni da chi, non sapendo cosa farsene, li ignora, lasciandoli incustoditi. La pantera li raccoglie in un sacco nero e li porta tutti al sicuro nella sua stanza, rendendoli magicamente oggetti solidi non appena varcata la soglia di questa “Panther’s Room”. Ammirandoli poi alla luce del sole, giallo, la pantera decide chi merita di ricevere in dono il frutto delle sue rapine a fin di bene.
Questo potrebbe essere uno dei sette miliardi di scenari plausibili ricreati dall’ensemble degli She Quan, capitanata dal bassista Giacomo Ferrari, autore dei brani e delle poesie.
L’architettura della “Panther’s Room” è particolare ed insolita: la stanza infatti è composta da cinque pareti, le cinque intense suite di jazz sperimentale dal gusto moderno e cinematografico che vivono soprattutto tramite i racconti appassionati del sax, vivace e pullulante di descrizioni che non lasciano indifferenti, ma si suggellano con la ricca sezione ritmica, formata da basso, batteria, percussioni ed effetti, che non si limita mai semplicemente a “portare il ritmo” ma aiuta a ricreare frasi, umori, sensazioni, rendendo questa gialla stanza straripante di espedienti e storie da raccontare.
Un ottimo disco da ascoltare e riascoltare più volte per coglierne pian piano tutti i dettagli.
Doriana Tozzi
ROCK.IT, 2018

A un anno di distanza dal disco di esordio “Hard Pop Generation” (MajosterRecords, 2017), esce il secondo lavoro degli She Quan “The Panther’s Room” (ZoeRecords, 2018).
Molteplici sono le atmosfere del disco, si va dal rock alla musica concreta, da suggestioni etniche a spunti colti. La narrazione, tuttavia, è coerente, il passato si fonde con il presente nel tentativo di sondare nuovi orizzonti.
La band prosegue nel suo percorso di ricerca con cinque brani inediti, uno dei quali, Black & Green Fantasy, già presente nel repertorio della formazione, viene registrato ufficialmente solo in questa occasione.
Il titolo del brano è ispirato all’ellingtoniana “Black & Tan Fantasy”, qui però sono il nero e il verde i colori che si mescolano, metafora dell’inquinamento crescente sparso per il mondo. Il brano parte in sordina raggiungendo momenti di grande intensità, un inestricabile intreccio che si scioglie in un tintinnio di piatti.
The Panther’s Room, secondo brano del disco, è costruito su un tema articolato e sinuoso che pervade tutta la performance; apparentemente si alternano i soli di basso e sax ma non sempre sono chiari i ruoli nel tentativo di ciascuno di ritagliarsi uno spazio indipendente.
Segue Yellow & Green Fantasy, altro titolo allusivo, brano potente che inizia tuttavia nell’incertezza, si cercano strade, non si trovano, poi il basso apre una porta e il brano gradualmente decolla, chiaro esempio di forma creata al momento, qui l’approccio della band si svela più che in altri brani.
Stars Under The Sand, quarto brano del disco, di nuovo il titolo sembra rimandare a una condizione del presente, un espediente per attaccare la musica al vissuto prima di cercare un altrove. Forse il brano più descrittivo, stelle che affiorano dalla sabbia si intravedono fra suggestioni timbriche e deviazioni elettroniche.
Chiude Minute Man, l’uomo sempre pronto alla guerra e al lavoro, anche se il mood del brano sembra proporci un sentimento opposto, alla ricerca del sublime c’è spazio anche per l’ironia.

Buon Ascolto ZR

credits

released December 31, 2018

Raffaele Fiengo, alto & soprano sax
Giacomo J. Ferrari, bass & effects
Antonio Matonti, drums & percussions
Giuseppe Kalyan Bianco, gong, percussions & log drum

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Giacomo J. Ferrari Milan, Italy

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